Roman Landscape with Acquedotto and Buffalos Oil on Canvas 1860 circa. Gilt wood finely carved frame of the same period. Signed an the left side A Vertunni. Achille Vertunni (Naples, March 1826 –1897) Vertunni was a Neapolitan nobleman who initially studied law under Roberto Savarese, although his family had intended for him to become an architect, and enrolled him to study mathematics under Ferdinando de Luca. Vertunni however gravitated towards the visual arts, causing a rift with his father, who would not countenance his son working as a penniless artist and eventually disinherited Achille. He enrolled to study landscape painting under Salvatore Fergola, and after just eight months went on to serve his first apprenticeship under the historical painter Giuseppe Bonolis, and eventually with Francesco De Sanctis. He is said to have been influenced by Gabriele Smargiassi. In 1851 Vertunni entered the yearly competition held by the Accademia di Belle Arti di Napoli (Naples Academy of Fine Arts), but the judges failed to agree on a single winner for the first prize, opting instead for awarding a silver medal each, ex equo, to Vertunni and Filippo Palizzi, a fellow pupil of Bonolis', rumoured to have been the judges' favourite, owing to his links with the Academy. As part of their prize, the two artists received a stipend to study in Rome and in 1853 Vertunni moved there, painting the Santa Margherita da Cortona for the Esposizione di Firenze of 1861. In the same year, he painted La Pia de' Tolomei and Dante in the Forest. He faced difficulty in selling the latter, as an innovative painting portraying Pia not in a classic portrait, but against a Maremman landscape; in spite of some financial difficulties, Vertunni persevered and became a prolific painter. Later in life, he was named Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia (Order of the Crown of Italy), and honorary professor of the Reale Istituto di Belle Arti di Napoli and of the Brera Academy of Milan. Vertunni had 13 children from his marriage and his Atelier, in the street best known for its painters, Via Margutta, became a fashionable destination for the nobility and wealthy patrons on their Grand Tour of Europe. Famous, as well as less known artists of the period gathered there, alongside nobility and protegés of the Papacy, in Rome. Gradually the profile of the domestic visitors to the Atelier morphed, and over the years between 1868 and 1870, Garibaldini and other supporters of Italian Unification began to frequent the regular banquets and soireés where the Baron entertained the crowned heads of Europe, renowned musicians as well as political figures such as General La Marmora. Tragically, the constant use of lead-based pigments, which, like many painters he mixed by hand, gradually poisoned the artist, who suffered progressive paralysis over the final 20 years of his life. His wife Guendalina, and his two youngest daughters, Giuseppina and Pia, cared for the painter until his death, in 1897.[1] Among his pupils were Pio Joris[2] and Pietro Barucci.
Paesaggio romano con Acquedotto e Bufali Olio su tela 1860 circa. Cornice in legno dorato finemente intagliato dello stesso periodo. Firmato a sinistra A Vertunni. Achille Vertunni (Napoli, marzo 1826 -1897) Vertunni era un nobile napoletano che inizialmente ha studiato legge sotto Roberto Savarese, anche se la sua famiglia aveva intenzione di diventare un architetto, e lo ha iscritto a studiare matematica sotto Ferdinando de Luca. Vertunni tuttavia gravitò verso le arti visive, causando una spaccatura con suo padre, che non avrebbe tollerato che suo figlio lavorasse come artista squattrinato e alla fine diseredò Achille. Si iscrisse a studiare pittura di paesaggio sotto Salvatore Fergola, e dopo soli otto mesi andò a fare il suo primo apprendistato sotto il pittore storico Giuseppe Bonolis, e infine con Francesco De Sanctis. Si dice che sia stato influenzato da Gabriele Smargiassi. Nel 1851 Vertunni partecipò al concorso annuale tenuto dall'Accademia di Belle Arti di Napoli, ma i giudici non riuscirono a trovare un unico vincitore per il primo premio, optando invece per l'assegnazione di una medaglia d'argento ciascuno, ex equo, a Vertunni e Filippo Palizzi, un compagno di studi di Bonolis, che si dice fosse il preferito dei giudici, a causa dei suoi legami con l'Accademia. Come parte del loro premio, i due artisti ricevettero uno stipendio per studiare a Roma e nel 1853 Vertunni vi si trasferì, dipingendo la Santa Margherita da Cortona per l'Esposizione di Firenze del 1861. Nello stesso anno dipinse La Pia de' Tolomei e Dante nella foresta. Ha affrontato difficoltà nel vendere quest'ultimo, come un dipinto innovativo che ritrae Pia non in un ritratto classico, ma contro un paesaggio maremmano; nonostante alcune difficoltà finanziarie, Vertunni perseverò e divenne un pittore prolifico. Più tardi nella vita, fu nominato Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, e professore onorario del Reale Istituto di Belle Arti di Napoli e dell'Accademia di Brera di Milano. Vertunni ebbe 13 figli dal suo matrimonio e il suo Atelier, nella strada più conosciuta per i suoi pittori, Via Margutta, divenne una meta alla moda per la nobiltà e i ricchi mecenati durante il loro Grand Tour in Europa. Artisti famosi e meno noti dell'epoca si riunivano lì, accanto alla nobiltà e ai protetti del Papato, a Roma. Gradualmente il profilo dei visitatori domestici dell'Atelier si modificò, e negli anni tra il 1868 e il 1870, Garibaldini e altri sostenitori dell'Unità d'Italia cominciarono a frequentare i regolari banchetti e soireé dove il Barone intratteneva le teste coronate d'Europa, musicisti famosi e figure politiche come il generale La Marmora. Tragicamente, l'uso costante di pigmenti a base di piombo, che, come molti pittori, egli mescolava a mano, avvelenò gradualmente l'artista, che soffrì di una paralisi progressiva negli ultimi 20 anni della sua vita. La moglie Guendalina, e le due figlie minori, Giuseppina e Pia, si presero cura del pittore fino alla sua morte, avvenuta nel 1897.[1] Tra i suoi allievi vi furono Pio Joris[2] e Pietro Barucci.
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