Importante dipinto rappresentante personaggio orante e l’ Angelo Custode indicando il cielo con bellissimo paesaggio sullo sfondo
Cornice originale in legno laccato e dorato.
Ogni oggetto della nostra Galleria su richiesta, viene venduto corredato da un certificato di autenticità rilasciato da Sabrina Egidi Perito del Tribunale e della C.C.I.A.A. di Roma.
Jean Louis Janmot
Fu allievo del Collegio reale di Lione, dove conobbe Frédéric Ozanam e altri discepoli dell'abate Noirot, suo professore di filosofia. Nel 1831 venne ammesso alla Scuola di Belle arti di Lione e l'anno dopo ottenne il massimo riconoscimento: l'alloro d'oro.
Nel 1833 si recò a Parigi per seguire i corsi di pittura di Victor Orsel e di Dominique Ingres.
Assieme ad altri amici lionesi entrò nella Società di San Vincenzo de Paoli e nel 1835 andò a Roma, dove ebbe l'occasione di conoscere Hippolyte Flandrin.
Dopo il suo ritorno a Lione, nel 1836, Janmot volle attirare su di sé l'attenzione dei critici del Salon, realizzando quadri di grande dimensione e d'ispirazione religiosa, come "La resurrezione del figlio della vedova di Naim" (1839) o "Cristo nell'Orto degli Olivi" (1840). Dopo il 1845 Janmot riuscì a colpire l'interesse di Charles Baudelaire con il suo "Fiori di campo", il che gli permise di accedere al Salon dell'anno seguente, nel quale Théophile Gautier restò impressionato dal suo "Ritratto di Lacordaire".
Nel dicembre del 1855 Janmot sposò Léonie de Saint-Paulet, che apparteneva ad una nobile famiglia di Carpentras.
L'anno seguente ottenne l'incarico per un affresco (oggi scomparso) nella Chiesa di San Policarpo: L'Ultima Cena. Seguirono altre commissioni, in particolare quella per la decorazione della cupola di San Francesco di Sales e quella per il Municipio, che era stato appena rinnovato dal suo amico architetto T. Desjardins. Per queste opere Janmot fu nominato professore alla Scuola di Belle arti di Lione.
Nel 1861 Janmot si trasferì a Parigi, avendo avuto la promessa di un grosso incarico per la Chiesa di Sant'Agostino.
In quel periodo, nella sua proprietà di Bagneux, realizzò in affresco numerosi ritratti dei membri della sua famiglia.
Nel 1870 stesso tempo le armate prussiane si avvicinavano e invasero la sua proprietà, saccheggiando la sua casa.
Janmot fuggì ad Algeri dal suocero e restò oltremare per un anno, dipingendo qualche paesaggio.
Tornato a Parigi, fece vita solitaria. Nel 1878 realizzò un affresco nella cappella dei Francescani in Terra Santa.
Successivamente Janmot partì per Tolone, dove, malgrado qualche commissione (un secondo "Ritratto di Lacordaire" (1878), "Rosarie" (Saint-Germain-en-Laye, 1880), "Il martirio di Santa Cristina" (Solliès-Pont, 1882), condusse un'esistenza estremamente ritirata. Terminò la seconda parte del suo "Poema dell'anima" che il mecenate Felix Thiollier aveva dichiarato di essere pronto a pubblicare.
Janmot si risposò nel 1885 con una sua ex allieva, Antoinette Currat, e tornò a stabilirsi a Lione.
Nel 1887 a Lione e a Parigi venne pubblicata un'opera di oltre 500 pagine, intitolata Opinione di un artista sull'arte. Essa comprendeva articoli scritti da Janmot negli anni precedenti.
Louis Janmot morì cinque anni più tardi a Lione.
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