Set of 2 Suitchi vases by Séverine Digonnet Dimensions: D 13 x W 12.5 x H 22.5 cm / D 9 x W 8.5 x H 17 cm Materials: stoneware, high fire engobe Séverine Digonnet I discovered ceramics in 2017 in Kayoko Hayasaki's studio in the heart of the Marais, in Paris. The first contact is a bit awkward, but clay quickly imposes itself on me like an evidence. Wheel-throwing, modelling, casting, I got the opportunity to learn from talented and generous ceramic artists such as Grégoire Scalabre and Nathalie Domingo, both former residents at The Manufacture de Sèvres. Through these techniques, I tame stoneware and its moods. I acquire new, slower, more precise gestures. Shapes, curves, textures, color, light ... I experiment, I discover, I sharpen my eye. As a ceramic artist with a preparatory course in Applied Arts followed by a course in graphic and digital arts, the universe that I have developed has naturally been conditioned by this learning and the acquired knowledge that I have retained from it. If I put the first sketches of my future pieces on paper, it is on my computer that I refine this work of research for shapes and the balance of volumes. Between abstract fluidity and dynamic geometry, my pieces are inspired by the architecture of the 1920s, the design of the 1950s to 1970s, but also pre-Columbian civilizations where stylization was very present in the aesthetics of their art. I started by observing our everyday items made of clay : from tableware to decorative pieces. From that work and in a hyper-schematic synthesis, with the eye of a child, I isolated primitive geometric shapes and recurring common codes : cylinders, half spheres, handles, holes, curves... Basic elements that I have decided to deflect from their traditional use in order to build pieces that no longer look like functional pieces but like sculptures. The combination of these simple primitive elements, with fluid and abstract forms creates stimulating constructions allowing differing interpretations. Clearly set in a spare and minimalist style, sometimes architectural, sometimes figurative or even mechanical, those pieces become singular entities between futuristic structures inspired by the past, contemporary totems or even imaginary figures.
Set di 2 vasi Suitchi di Séverine Digonnet Dimensioni: P 13 x L 12,5 x H 22,5 cm / P 9 x L 8,5 x H 17 cm Materiali: gres, ingobbio ad alto fuoco Séverine Digonnet Ho scoperto la ceramica nel 2017 nello studio di Kayoko Hayasaki nel cuore del Marais, a Parigi. Il primo contatto è un po' goffo, ma l'argilla si impone rapidamente su di me come un'evidenza. Lanciando alla ruota, modellando, fondendo, ho avuto l'opportunità di imparare da artisti ceramisti talentuosi e generosi come Grégoire Scalabre e Nathalie Domingo, entrambi ex residenti alla Manufacture de Sèvres. Attraverso queste tecniche, addomestico il gres e i suoi umori. Acquisisco nuovi gesti, più lenti e precisi. Forme, curve, texture, colore, luce... Sperimento, scopro, affino il mio occhio. Come artista di ceramica con un corso preparatorio in Arti Applicate seguito da un corso di arti grafiche e digitali, l'universo che ho sviluppato è stato naturalmente condizionato da questo apprendimento e dalle conoscenze acquisite che ne ho conservato. Se metto su carta i primi schizzi dei miei futuri pezzi, è sul computer che affino questo lavoro di ricerca delle forme e dell'equilibrio dei volumi. Tra fluidità astratta e geometria dinamica, i miei pezzi si ispirano all'architettura degli anni '20, al design degli anni '50-'70, ma anche alle civiltà precolombiane dove la stilizzazione era molto presente nell'estetica della loro arte. Ho iniziato osservando i nostri oggetti quotidiani fatti di argilla: dalle stoviglie ai pezzi decorativi. Da quel lavoro e in una sintesi iper-schematica, con l'occhio di un bambino, ho isolato forme geometriche primitive e codici comuni ricorrenti: cilindri, semisfere, anse, fori, curve... Elementi di base che ho deciso di deviare dal loro uso tradizionale per costruire pezzi che non sembrano più pezzi funzionali ma sculture. La combinazione di questi semplici elementi primitivi, con forme fluide e astratte crea costruzioni stimolanti che permettono diverse interpretazioni. Chiaramente ambientati in uno stile scarno e minimalista, a volte architettonico, a volte figurativo o addirittura meccanico, questi pezzi diventano entità singolari tra strutture futuristiche ispirate al passato, totem contemporanei o anche figure immaginarie
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