L’eterna passione per il glamour Déco, dagli anni '60 ai '90
Un amore senza tempo
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Poster per la mostra The Jazz Age, An Entertainment da V&A, disegnato da Martin Battersby, 1969
Foto © V&A Museum
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Anjelica Huston fotografata per Vogue da Bob Stone nel 1972
Foto © Bob Stone per Vogue
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Anjelica Huston fotografata per Vogue da David Bailey nel 1973
Foto © David Bailey per Vogue
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Anjelica Huston fotografata per Vogue da Irving Penn nel 1972
Foto © Irving Penn per Vogue
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Installazione della mostra Art Déco/Bauhaus/Stijl/Esprit Nouveau, 1966; arredamento di Robert Mallet-Stevens; Carpet by Jean Burkhalter; Tapestry & Carpet by Fernand Léger
Foto © Bibliothèque des Arts Décoratifs, Paris
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Installazione della mostra Art Déco/Bauhaus/Stijl/Esprit Nouveau, 1966; Hall of Bauhaus; arredamento di Marcel Breuer, Walter Gropius, Emile Guillot, Ludwig Mies Van der Rohe
Foto © Bibliothèque des Arts Décoratifs, Paris
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Installazione della mostra Art Déco/Bauhaus/Stijl/Esprit Nouveau, 1966; arredamento di André Groult & Clément Mère
Foto © Bibliothèque des Arts Décoratifs, Paris
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Lampade da soffitto nella sala da pranzo del Palais de l'Elysée disegnate da Pierre Paulin, 1971
Foto © Paulin, Paulin, Paulin
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Lo smoking lounge che Pierre Paulin creò per il Palais de l’Élysée per Georges Pompidou nel 1971, con una lampada, un tavolo, delle pareti rivestite, e delle sedie
Foto © Paulin, Paulin, Paulin
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Lampada Fun con conchiglie di Verner Panton, 1964
Foto © Galerie Aetna
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Sedia di Verner Panton per Thonet, 1968
Foto © Constantin Meyer
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Tessuto Mira X di Verner Panton, 1969-71
Foto © Verner Panton Design
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Sedia Palla di Claudio Salocchi per Sormani, 1969
Foto © Cooper Hewitt Museum
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Set da salotto Saratoga di Vignelli Associates per Poltronova, 1964
Foto © Centro Studi Poltronova
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Sedia modello 925 di Tobia & Afra Scarpa per Cassina, 1966
Foto © City Furniture
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Lampada a sospensione Quadrifoglio di Gae Aulenti per Harvey Guzzini, 1970 circa
Foto © Art of Vintage
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Tavolo da pranzo Eros di Angelo Mangiarotti per Skipper, 1971
Foto © Furniture Love
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Atollo di Vico Magistretti per Oluce, 1977
Foto ©
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Lampada Abat Jour di Cini Boeri per Arteluce, 1975
Photo © Vaspaar
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Insieme di mobili e decorazioni degli anni '70, tra cui un tavolino da caffè di Willy Rizzo
Foto © City Furniture
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La casa di Gabriella Crespi
Foto © James Mollison
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Scrivania Z di Gabriella Crespi, 1974
Foto © Artnet
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Tavolino da caffè in bambù e ottone di Gabriella Crespi, 1970 circa
Foto © Liz O'Brien
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Interno degli anni '70 di Willy Rizzo
Foto © Studio Willy Rizzo
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Tavolino da caffè in acciaio inossidabile di Willy Rizzo
Foto © Liebe Möbel Haben
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Tavolino da caffè in laminato di Willy Rizzo
Foto © Mid-Century Online
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L'appartamento di Yves Saint Laurent a Parigi nel 1976, con opere di Jean Dunand, Pierre Chareau, Pierre Legrain, e Jean de Bologne
Foto © Pascal Hinous, Marianne Haas
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Poltrona Dragon di Eileen Gray, di proprietà di Yves Saint Laurent dagli anni '70, venduta per £19.4 milioni da Sotheby's nel 2009
Foto © Sotheby's
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Catalogo dell'asta di Sotheby's della collezione di oggetti Art Nouveau e Art Déco di di Elton John, 1988
Foto © Sotheby's
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Residenza ad Essonne, Francia, disegnata da Pierre Guariche, 1977
Fotografo anonimo
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Cassettiera Bastonio di Ettore Sottsass per Poltronova, ca. 1963-64
Foto © Compasso
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Superbox di Ettore Sottsass per Poltronova, 1966
Foto © FRAC Centre
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Collezione Dream Bed di Archizoom per Poltronova, 1967
Foto © Centro Studi Poltronova
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Collezione Dream Bed di Archizoom per Poltronova, 1967
Foto © Centro Studi Poltronova
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Collezione Mobili Grigi di Ettore Sottsass per Poltronova, 1970
Foto © Centro Studi Poltronova
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Sedia Art Déco di Robert Venturi per Knoll, 1979–84
Foto © Wright
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Poltrona Mies & lampada Sanremo di Archizoom per Poltronova, 1968
Foto © Centro Studi Poltronova
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Divano Tramonto a New York di Gaetano Pesce per Cassina, 1980
Foto © Gaetano Pesce
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Sedia Bel Air di Peter Shire per Memphis, 1981
Foto © Joshua White/MOCA
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Divano Prototype con braccia di Shiro Kuramata per Ishimaru, 1982
Foto © Somewhere Tokyo
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Divano Royal di Nathalie Du Pasquier for Memphis, 1983
Foto © Studio Azzurro; per gentile concessione di Memphis Post Design Gallery
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Tessuto Burundy di Nathalie Du Pasquier, 1981
Foto © Aldo Ballo, Guido Cegani, Peter Ogilvie; per gentile concessione di Memphis Post Design Gallery
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Zabro di Alessandro Mendini per Alchimia, 1984-85
Foto © Mendini Studio
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Cassettiera Calamobio di Alessandro Mendini per Zanotta, originalmente disegnata nel 1985, prodotta nel 1988
Foto © Kasteelstraat7
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Servizio da caffè e tè Piazza di Michael Graves per Alessi, 1984-85
Foto © Christie's
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Sedia Thinking Man di Jasper Morrison per Cappellini, 1988
Foto © Wright
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Poltrona doppia morbida, 1988
Foto © Moroso
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Soft Heart di Ron Arad per Moroso, 1990
Foto © Moroso
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Il Delano Hotel a Miami Beach, interno di Philippe Starck, 1994
Foto © Studio Philippe Stark
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Poltrona Lockheed di Marc Newson, 1986
Foto © Studio Marc Newson
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Pod of Drawers di Marc Newson, 1987
Foto © Studio Marc Newson
I genitori di chi tra noi è nato durante i bombardamenti del 1940, hanno sempre descritto gli anni '20 e '30 come l'età d'oro... Per questo sentiamo ancora una profonda, quasi morbosa attrazione per questo periodo.
—Bevis Hillier, storico e curatore pioniere dell'Art Déco, a cui spesso viene riconosciuta la coniazione del termine "Art Déco," citato in un articolo del Minneapolis Star, 1971
A volte sembra che metà del paese voglia ballare guancia a guancia con Fred Astaire e Ginger Rogers in una grande sala da ballo degli anni '30.
—“The Meaning of Nostalgia” del giornalista Gerald Clark, Time Magazine, 1971
Se la Seconda guerra mondiale (1939-1945) fu l'avvento e la locomotiva di un'enorme mobilitazione industriale forzata, che portò all'introduzione di innovazioni tecnologiche senza precedenti, non riuscì però ad eclissare del tutto l'inconfondibile fascino dello stile Art Déco. All'inizio del dopoguerra in tutto il mondo infatti alcuni produttori di arredamento continuarono infatti a dedicarsi agli aspetti decorativi, su misura e artigianali, del Déco - però raramente presi sul serio dagli esperti di design del tempo, ossia da chi scriveva su riviste, curava mostre nei musei, e influenzava il gusto della popolazione. Lo stile Art Déco sarebbe morto completamente, o almeno così sembrava al tempo, se non fosse stato per la generazione degli anni '60, nata durante o subito dopo l'epoca d'oro di questo stile.
Nella metà degli anni '60, vi furono una serie di condizioni favorevoli al revival dello stile Art Déco: infatti il boom economico del dopoguerra stava rallentando, per trasformarsi poi negli anni '70 in una recessione globale. La fiducia nel progresso e il generale ottimismo che hanno caratterizzato gli anni '50 - e che nutrirono la proliferazione del movimento internazionale modernista - cominciarono a sparire con la progressiva affermazione della giustizia sociale e dei movimenti controculturali, che sfidavano fragorosamente i limiti del capitalismo, del consumismo, e della conformità. I giovani, insoddisfatti del presente, cominciarono a guardare indietro, rimanendo affascinati da un'era che conoscevano solo attraverso vecchi film e arte pre-modernista: come risultato, diverse istituzioni in Europa e negli Stati Uniti iniziarono a spostare la loro attenzione verso reliquie culturali di un passato che spazia dall'era vittoriana agli anni '30. L'industria cinematografica produsse una serie di film di culto su questo periodo, come per esempio Bonnie & Clyde (1967) e The Great Gatsby (1974), e stilisti come Barbara Hulanicki di Biba tornarono a proporre silhouette dell'età del jazz.
In questo clima di nostalgia collettiva, i fornitori di antichità si accorsero dell'interesse dei loro clienti per le decorazioni Déco, soprattutto nel mondo di icone benestanti come Yves Saint Laurent e Elton John. Giovani designer, soprattutto in Italia e nel Regno Unito, cominciarono a rifiutare quello che vedevano come un comportamento rigido, senza anima, antistorico tipico del modernismo, e costruirono le fondamenta per il movimento postmoderno del Radical Design, che puntava ad espandere la definizione di utilità per includere ideali più umanistici, romantici, e pro-sociali. E questo fu esattamente quello che caratterizzerà il resto del XX secolo: un remix di forme, proporzioni, materiali e motivi in stile Art Déco, che continuarono ad essere riscoperti e reinventati in tanti contesti diversi.
Continua a leggere per scoprire alcuni dei nostri momenti preferiti del Déco della fine del XX secolo.
Déco Space Age
Negli anni '60 diversi designer modernisti cominciarono a sfruttare nuovissimi materiali modellabili per creare design ben proporzionati e biomorfi che fossero in grado di celebrare una pace languida - ciò che oggi consideriamo Space Age. Designer come Pierre Paulin, Joe Colombo, e Verner Panton non si riferirono all'era Art Déco per trovare l'ispirazione - continuarono infatti a sostenere la linea modernista e antistorica - ma il loro impulso per la creazione di ambienti totali e sperimentali per un nuovo mondo impavido, spesso risultò in prodotti ed interni lontani dall'atmosfera sexy e oscillante dello Streamline Moderno. E il loro uso intenzionale di colori vivaci, superfici riflettenti e, in alcuni casi, con motivi, furono la dimostrazione che il pendolo del gusto del design stava oscillando verso una sontuosità premodernista.
I sofisticati italiani degli anni '70
Già prima degli anni '60, molti designer e marchi italiani emersero come influencer globali, e l'etichetta "Made in Italy" iniziò ad acquistare un grande valore a livello internazionale. Con così tanto talento e opportunità nazionale, negli anni '70 il design sofisticato in Italia raggiunse uno straordinario livello di eleganza e conseguente popolarità. La generazione di architetti-designer affermatasi durante il boom del dopoguerra, tra cui Gae Aulenti, Cini Boeri, Vico Magistretti, Angelo Mangiarotti, e Tobia and Afra Scarpa - tutti assai ferrati in materia di design - oltrepassarono l'ingenuità del design moderno grazie alla loro straordinaria capacità di unire forme ridotte con materiali ricchi e tocchi estetici sottili, ma comunque magnetici. Senza una presa di posizione radicale, mostrarono che le forme archetipe della geometria solida non sono necessariamente noiose e che la decorazione non deve per forza precludere la funzionalità.
La Dolce Vita
Mentre molti designer italiani degli anni '70 oscillarono fra moderazione e abbellimento, altri decisero che era arrivato il momento di tornare all'opulenza dello stile Art Déco, soprattutto Gabriella Crespi e Willy Rizzo (entrambi nati in Italia, ma operanti spesso a Parigi o in luoghi esotici). Il glamour diventò la parola d'ordine, ed esso si raggiungeva attraverso l'impiego di materiali come ottone, acciaio inossidabile, legni di radica, vimini, pietre semipreziose, travertino, pelle, pelle di capra, e velluto. In questi anni la relazione con l'origine dello stile Déco era diretta, e i suoi fan benestanti si scontrarono con gli amanti ed i collezionisti di antichità Déco originali. Altri designer che fecero parte di questo momento di eleganza, che alcuni considerano come parente dello stile Hollywood Regency , includono Romeo Rega, Massimo Papiri , Maria Pergay, Maison Jansen, Maison Charles, per nominarne alcuni.
Radical Déco
Tra la metà degli anni '60 e la metà degli '80, il movimento Radical Design sostenne quelli che poi diventeranno noti come principi postmoderni; i loro paladini sostenevano che l'insistenza del modernismo su puro utilitarismo, mancanza di decorazioni, produzione di massa, e, per estensione, consumismo di massa, stessero dando origine ad una vita priva di anima e significato. Trovarono la soluzione a questo problema nell'improvvisazione, e nella fusione di una serie di stili e motivi storici, esplorando allo stesso tempo idee trovate nella Pop Art, nella cultura pop, e nelle culture orientali - il tutto mischiato con materiali di varie qualità. In particolare, le decorazioni geometriche, i motivi pieni ed intricati, e le forme a gradini e a forma di grattacieli di mobili ed illuminazione Déco degli anni '20 e '30, furono più volte reinterpretati da Archizoom, Alchimia, Memphis Group, Michael Graves, e da molti altri anti-designer: famosi trendsetter ed icone della cultura pop, come David Bowie e Karl Lagerfeld, ne diventarono avidi collezionisti.
Millennial Déco (con un po' di ironia)
Il movimento Radical Design cominciò a "perdere colpi" verso la fine degli anni '80, e si giunse così alla fine del dibattito sulla rilevanza di riferimenti storici nel design, e sullo stile Art Déco in particolare. In generale, la moda e gli interni cominciarono a tornare verso il minimalismo e, con nuovi materiali e tecnologie disponibili, mobili e accessori iniziarono a ritrovare finezza ed eleganza sempre maggiori. Il secolo, comunque, non finì di certo senza cenni alla nostra amata Jazz Age, alla cui i designer continuarono molto spesso ad accennare. Uno dei primi lavori (e ora il più di valore) di Marc Newson, per esempio, Pod of Drawers (1987), fu un remake punk-rock saldato a mano dello Chiffonier Art Déco di André Groult del 1925. Durante gli anni '90 , l'inclinazione di Ron Arad verso forme pre-moderne, come sedute piene di imbottitura, si manifestò in reinterpretazioni spesso composte da materiali duri come metallo e plastica - non come i primi lavori del burlone del design Philippe Starck, che diventò famoso per aver creato uno spremiagrumi caratterizzato dall'aerodinamicità di un dirigibile. E non possiamo dimenticarci degli interni iconici di Starck per gli Schrager Hotel, tra cui l'affascinante Delano a Miami Beach e il Clift a San Francisco.
Rimani aggiornato per la terza parte della nostra serie Déco, quando proporzioni voluttuose, forme ondulate, motivi drammatici, artigianato elegante, e materiali sontuosi continuano fino nel XXI secolo, grazie ad una selezione di famosi designer contemporanei in ascesa, che attirano l'attenzione con i loro design ispirati all'Art Déco. E se vi siete persi la prima parte, che riguarda le origini del movimento Déco, potete trovarla qui.
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Testo di
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Wava Carpenter
Dopo aver studiato storia del design alla Parsons, Wava ha indossato molti cappelli in supporto della cultura del design: ha insegnato design studies, curato mostre, organizzato dibattiti, scritto articoli - e tutto questo ha ispirato e continua ad ispirare il suo lavoro da Pamono come caporedattrice.
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Testo di
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Rachel Miller
Originaria della California, Rachel è a Berlino per un master in letteratura. Nei rari momenti in cui non scrive o legge, è alla ricerca della migliore birra artigianale della città. La sua passione per il viaggio ha ispirato grandi avventure - in giro per il mondo e nella sua cucina.
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Traduzione di
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Natalia di Giammarco
Nata e cresciuta a Roma, Natalia ha studiato lingue straniere a Roma e successivamente a Berlino. Sebbene la bellezza della sua città le manchi, l'eccentricità della capitale tedesca l'ha sempre incantata. Le sue passioni includono il cinema, la cucina, il teatro, i viaggi, e ovviamente la traduzione - ma le piace anche semplicemente crogiolarsi al sole per ore con un buon libro o con della buona musica.
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