A tu per tu con l'adorabile e coloratissimo atelier artistico di Beirut Bokja


Storie di qualità e memoria

Di Audrey Kadjar

"Beirut è un complesso e colorato mix di persone e culture diverse", dice Huda Baroudi, la quale, insieme alla partner Maria Hibri, ha fondato l'atelier di design ed artigianato Bokja nel 2000. "La ricchezza della cultura della nostra città è rappresentata nel nostro lavoro. Il paese stesso, con la sua posizione tra Est ed Ovest, tra il vecchio ed il nuovo, ha da sempre dato origine a dubbi su identità ed impermanenza. L'aspetto più appagante del nostro lavoro è che esso permette alle nostre storie locali di viaggiare ed essere condivise."

Per più di una decade ormai, Huda e Maria si sono costruite un vasto seguito amante della loro estetica in stile collage che valorizza le tradizioni artigianali locali. Sposando tessuti tipicamente mediorientali e forme vintage moderniste, l'atelier è diventato in poco tempo un'importante voce sul panorama del design internazionale, in particolare quel design che presta attenzione all'upcycling, alla preservazione dei patrimoni artistici locali, e alla realizzazione di arte con un messaggio. La mostra Arabic Seasons by Bokja (2012-2013) presso il centro culturale Institut du Monde Arabe di Parigi, ad esempio, mise in discussione il cambiamento internazionale che seguì la Primavera Araba. Più di recente, il loro contributo alla Beirut Design Week di quest'anno ha esplorato i problemi dell'urbanizzazione. 

Questa settimana Huda e Maria pubblicheranno con il nostro account Instagram, e per festeggiare questo evento, abbiamo intervistato queste donne intelligenti, belle, ed impegnate. Dai un'occhiata al loro coloratissimo universo!

 

Audrey Kadjar: Dove e come avete create Bokja? Quali sono le sue radici? 

Huda Baroudi e Maria Hibri: Un amico in comune ci ha presentate, a causa della nostra comune passione per i tessuti e l'arredamento vintage ed usato. Abbastanza incredibilmente, ci siamo ritrovate a lavorare insieme e, dopo il successo della nostra prima collezione, è nato Bokja.

All'inizio eravamo collezioniste, acquistavamo tessuti principalmente dall'Asia centrale e dal Medio Oriente, in quanto affascinate dalle incredibili qualità e caratteristiche degli oggetti tessili artigianali trovati lungo la Via della seta - il lento processo lavorativo, l'uso complesso e raffinato di colori e fantasie, la profonda ed intensa connessione personale che si instaurava con l'oggetto. Allo stesso tempo però, siamo da sempre incantate dalla matematica precisione dei designer e falegnami europei ed americani del Mid-Century, dalla loro abilità nell'assoggettare i materiali per dare vita a forme impeccabili, perfettamente riprodotte in massa. Viviamo in mezzo a questi due mondi assurdamente diversi, e facciamo del nostro meglio per farli andare d'accordo, nei nostri pezzi.

Viviamo in mezzo a questi due mondi assurdamente diversi, e facciamo del nostro meglio per farli andare d'accordo, nei nostri pezzi. All'interno dell'atelier di Bokja Foto © Bokja ed Aia Atoui
AK:
 Raccontateci come avete scelto il vostro nome, Bokja.

HB & MH: "Bokja" è una parola di origini turche, e si riferisce ad un involto o un pezzo di stoffa utilizzato per avvolgere i propri oggetti personali più preziosi - in particolare la dote di una sposa. Tipicamente, un bokja è ricamato a mano da diversi membri della famiglia. La parola è stata adottata in tutto il Medio Oriente, ed ha lentamente cambiato significato, ma è ancora associata a tessuti ereditati e tramandati all'interno della famiglia. Il lavoratorio Bokja vuole continuare questa tradizione di storie familiari, e preservare una tradizione locale, ridefinendola allo stesso tempo tramite l'influenza di una voce contemporanea.

AK: Bokja è noto per i suoi design intricati e laboriosi, la cui complessità è visibile in ogni singolo pezzo. Parlateci del vostro processo lavorativo. 

HB & MH: Attraverso viaggi e commerci, acquisiamo idee, motivi e fantasie, e colori. Questo continuo collezionare stoffe interessanti e particolari è parte fondamentale del nostro lavoro, in quanto fonte di ispirazione e base concreta delle nostre creazioni. Una volta raccolti i frammenti, li uniamo in maniera piuttosto spontanea, cucendoli collettivamente con il nostro team di artigiani specializzati; il processo continua senza sosta fino a che questo patchwork di stoffe non diventa la nuova pelle dell'oggetto d'arredamento per cui è stato pensato.

AK: Come trovate i designer e gli artigiani con cui collaborate? Quali sono le caratteristiche e le qualità che cercate?

HB & MH: Il nostro atelier è composto da un gruppo di talentuosi artigiani ed artigiane della regione, provenienti da Iraq, Siria, Kurdistan, Egitto e, naturalmente, Libano, ed ognuno di essi apporta delle qualità uniche al gruppo - metodi di lavorazione diversi e dimenticati che contribuiscono a rendere ogni pezzo unico. Il team di Bokja è cresciuto in maniera naturale, negli anni, da una rete di conoscenze professionali e non; una persona ne introduce un'altra, e così via. Le qualità per noi fondamentali per essere membro del nostro laboratorio sono una forte etica del lavoro, dedizione, ed una grande curiosità.

AK: In occasione della vostra recente partecipazione alla Beirut Design Week, dal titolo "Design and the City", avete organizzato una serie di eventi/"occupazioni" in giro per la città. Perché avete scelto questa idea, e come hanno reagito i visitatori? 

HB & MH: Il tema dell'occupazione ci ha attirate per una serie di ragioni. Abbiamo pensato che fosse importante evidenziare la quantità di spazi inutilizzati, in particolare in antichi palazzi abbandonati, all'interno della città. Inoltre, noi stesse abbiamo cominciato come occupanti, per così dire; per anni abbiamo organizzato e diretto la nostra attività in un palazzo abbandonato!

AK: Potete immaginare Bokja allargarsi ad altre città o paesi, e di utilizzare tradizioni e conoscenze estranee, al di fuori del Libano? 

HB & MH: L'obbiettivo di Bokja è di espandersi attraverso collaborazioni con persone e studi interessanti, e questo ci permetterà di rafforzare le nostre conoscenze in materia di lavorazione tessile, e di sfruttare al meglio nuove opportunità. La collaborazione è tutto. Crediamo che ci sia un gran bisogno di abbracciare una cultura della collaborazione e dell'unione di persone provenienti da campi artistici e culturali diversi.

AK: Qual'è il prossimo passo di Bokja?

HB & MH: Quello che facciamo ogni notte - cercare di conquistare il mondo! 

 

  • Testo di

    • Audrey Kadjar

      Audrey Kadjar

      Nata in America da famiglia francese, Audrey è cresciuta tra diversi paesi. Prima di approdare a Pamono ha studiato storia dell'arte a Londra, e lavorato nella cultura. Quando non è occupata ad inseguire la perfetta traduzione, Audrey scrive per varie pubblicazioni a tema culturale, lavora per la propria rivista sperimentale, e segue diversi progetti fotografici e artistici.

  • Traduzione di

    • Valeria Osti Guerrazzi

      Valeria Osti Guerrazzi

      Nata e cresciuta nella Città eterna, Valeria non è mai riuscita a reprimere il suo (irrazionale) amore per la fredda ma multicolore Berlino, dove si è trasferita non appena uscita dalla Sapienza di Roma, con una tesi su Dostoevskij. Lavora come traduttrice per Pamono, e nel suo tempo libero ama perdersi tanto in un buon libro, quanto nella natura con la sua cagnolina Pepper.