100 anni di glamour Déco, parte 1
All That Jazz
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Poster dell'Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes, disegnato da Robert Bonfils (Francia, 1925)
Photo © V&A Museum
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Scrivania di David-Weill di Émile-Jacques Ruhlmann (Francia, ca. 1918–19)
Photo © Met Museum
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Seta stampata di Paul Poiret (Francia, ca. 1919)
Photo © Met Museum
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Vaso Soufflé in resina di Emile Galle (Francia, ca. 1920)
Photo © Hickmet
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Teiera e filtro Bauhaus di Marianne Brandt (Germania, ca. 1924)
Photo © Met Museum
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L'Hotel du Collectionneur per la Exposition des Arts Decoratifs et Industrieles Modernes di Parigi, 1925
Photo © SiefkinDR
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Il padiglione della Svezia disegnato dall'architetto Carl Bergsten per l'expo Art Déco di Parigi nel 1925
Public domain
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Vaso in metallo laccato di Jean Dunand (Francia, ca. 1925)
Photo © Met Museum
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Centrotavola Aufsatz di Josef Hoffmann (Austria, ca. 1925-1931)
Photo © Artnet
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Suzanne di René Lalique per Lalique et Cie (Francia, 1925)
Photo © Corning Museum of Glass
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Il salotto dell'Hotel du Collectioneur, arredato con mobilio di Émile-Jacques Ruhlmann e un dipinto di Jean Dupas (Francia, 1925)
Photo © SiefkinDR
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Fauteuil Transatlantique di Eileen Gray per Galerie Jean Desert (Francia, 1925-1930)
Photo © V&A Museum
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Lampada in alluminio ed ebanite di Jacques Le Chevalier (Francia, ca. 1926-27)
Photo © Met Museum
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Lampada da tavolo di Poul Henningsen (Danimarca, c. 1927)
Photo © Studio Schalling
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Libreria Skyscraper di Paul T. Frankl (Austria/USA, ca. 1927)
Photo © Sotheby's
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Studio Weil-Worgelt, decorato dallo studio di interior design Alavoine (Francia/USA, ca. 1928)
Photo © Brooklyn Museum
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Orologio in bronzo argentato e onice di Albert Cheuret (Francia, ca. 1929)
Photo © Virginia Museum of Fine Arts
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Set di design di Cedric Gibbon per Our Modern Maiden (USA, 1929)
Photo © MGM
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Vaso delle Donne delle Architetture di Gio Ponti per Richard Ginori (Italia, 1923-1930)
Photo © Christie's
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Scrivania e sedia Lady's di Maurice Dufrène (Francia, ca. 1930)
Photo © Sotheby's
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Bergères di Paul Follot (Francia, ca. 1930)
Photo © Expertissim
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Smoking Set con vassoio laccato di Yamakawa Kōji (Giappone, 1931)
Photo © The Leveson Collection
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Interno del Palais de la Porte Dorée, costruito per la mostra colonianale di Parigi nel 1931, arredato con mobilio di Émile-Jacques Ruhlmann e affreschi di Peter Duco
Photo © Palais de la Porte Dorée
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The Glass Salon, disegnato da Paul Ruaud per Suzanne Talbot, con mobilio di Eileen Gray (Francia, 1932)
Photo © SiefkinDR
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Toeletta di Norman Bel Geddes per Simmons Furniture Company (USA, ca. 1932)
Photo © Met Museum
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Teiera e vassoio di Eliel Saarinen (Finlandia/USA, ca. 1934)
Photo © Cranbrook Museum of Art
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Cinema Dahua di Yang Tingbao (Nanjing, Cina, 1934)
Public Domain
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Figurina di una dea di Josef Lorenzl (Austria, anni '30)
Photo © 20th Century Decorative Arts
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Sedie in ebano del Macassar intarsiate in madreperla di Émile-Jacques Ruhlmann (Francia, ca. 1935)
Photo © Master Art
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Locomotiva a vapore PRR S1 di Raymond Loewy (USA, 1939)
Photo © US Library of Congress
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Poltrone in legno curvato di Jan Vanek per UP Zavody (Cecoslovacchia, ca. 1935)
Photo © Tschechisches Wohndesign
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Poltrone in acciaio tubulare di Mücke-Melder (Cecoslovacchia, anni '30)
Photo © Tschechisches Wohndesign
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Radiolina Sparton di Sparks-Withington Co. (USA, ca. 1936)
Photo © Brooklyn Museum
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Cinema Impero di Mario Messina (Asmara, Eritrea, 1937)
Photo © Sailko
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Set da cocktail di Norman bel Geddes (USA, 1937)
Photo © Brooklyn Museum
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Alberghi in stile Art Déco a Miami Beach (USA, anni '30 e '40)
Photo © Alexf
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Loveseat di Osvaldo Borsani per Atelier di Varedo (Italia, 1942-1944)
Photo © Jochum Rodgers
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Toeletta di Osvaldo Borsani per la villa di famiglia, Villa Borsani (Italia, 1939-1945)
Photo © Bea de Giacomo for L'AB/Pamono
Don't throw the past away / You might need it some rainy day /
Dreams can come true again / When ev'ry thing old is new again
—Peter Allen, “Everything Old is New Again,” in All That Jazz (1979) e The Boy from Oz (1998)
Tutto ciò che è vecchio è ridiventato nuovo. Il detto resta valido nella moda, nella musica, nel teatro, e anche nel mondo del design ovviamente. L'ultima rinascita? Quella del favoloso Art Déco. Siamo stati infatti testimoni di un'inequivocabile resurrezione dell'estetica dell'Art Déco, tornata ad ispirare molti dei più importanti designer del giorno d'oggi - da talenti affermati come India Mahdavi a stelle in ascesa come Cristina Celestino, Hagit Pincovici, e Anthony Bianco.
Come termine, Art Déco è piuttosto impreciso, ma riusciamo comunque a riconoscerlo quando ce lo ritroviamo davanti agli occhi. Com'è possibile? Anche se allo stile manca una definizione precisa, lo sfacciato glamour degli oggetti e degli interni Art Déco è sempre stato facile da riconoscere. E mentre la fioritura dell'estetica Déco può essere rintracciata in un glorioso momento del 1925 a Parigi, lo stile ha sempre continuato a fare regolari apparizioni nella nostra cultura del design.
Tecnicamente l'Art Déco emerge in Francia tra la prima e la seconda guerra mondiale. Al tempo, però, non si chiamava Art Déco, bensì Art Moderne, e non si limitava solo ai designer francesi. Le principali personalità associate al movimento, sia che si definissero parte di esso o no, generalmente preferivano materiali di lusso, motivi geometrici, e un artigianato magistrale, ma d'altro canto molti sfruttavano i passi in avanti della tecnologia del tempo e disegnavano con materiali fatti a macchina decisamente modesti, come l'acciaio tubolare e il compensato modellato. Ad aumentare la confusione, l'epiteto Art Déco è normalmente usato anche per indicare opere del dopoguerra - e continua ad essere usato per descrivere design contemporanei. Mon Dieu!
In una serie a tre parti, Pamono ti porterà in viaggio negli ultimi 100 anni per capire come l'Art Déco sia diventato uno degli stili più longevi del XX e anche del XXI secolo. Cominciamo dall'inizio - proprio dai primi anni del '900.
Haute Déco
L'Art Moderne, come era chiamato un tempo l'Art Déco, è già diffuso in Francia negli anni '10, ma il momento clou in cui il mondo lo nota è stato nel 1925 in occasione dell'Exposition Internationale des Arts Decoratifs Industriels et Modernes a Parigi, organizzata da La Societe des Artistes Decorateurs con l'obiettivo di far rivivere alle arti decorative francesi la loro gloria passata. L'evento, che attrae molti visitatori e viene pubblicizzato in tutta la città, mette in mostra il lavoro di artigiani, architetti e designer francesi e internazionali, che competono per dimostrare l'immensa eleganza e sofisticatezza delle loro abilità. Nomi noti escono vincitori in questa impresa: i designer di arredamento Jacques Adnet, Jacques-Emile Ruhlmann, e Maurice Dufrène; gli architetti Kay Fisker, Josef Hoffmann, Victor Horta, e Eliel Saarinen; il designer di gioielli Raymond Templier; i designer di vetri René Lalique ed Émile Gallé; e i designer di moda Erté e Paul Poiret.
Con così tanti partecipanti internazionali che competono nell'unire la loro eredità caratteristica regionale con gusti interculturali alla moda, non c'è da sorprendersi se una tale serie di espressioni estetiche si sia fusa sotto il nome di Déco. Fonti di ispirazione includono movimenti artistici come il costruttivismo, il cubismo, il De Stijl, il futurismo e il surrealismo, insieme ai motivi vernacolari "esotici" dell'antico Egitto, Cina, Africa, e del Medio-Oriente. Alcuni costruiscono le fondamenta dell'Art Nouveau - un altro movimento di design paneuropeo che celebra un artigianato tradizionale alla fine del secolo - e favorisce ornamenti che facciano eco alla flora e alla fauna del mondo naturale.
Moderno-Cum-Deco
La mostra Déco ha luogo proprio agli inizi del movimento modernista, quando un gruppo di visionari e teoristi del design comincia a venerare la macchina, respingendo i processi di produzione manuali, e riducendo le forme di design al loro essenziale. Anche se l'Exposition viene ricordata per lo più come una mostra di arredamento e decorazioni opulente - come per esempio divani rivestiti in pelle di zebra e comò con intarsi di avorio - essa ospita anche diversi architetti-designer in missione per l'eliminazione di ornamenti non necessari in modo da mettere in primo piano gli interessi funzionalisti. Il contributo di Le Corbusier alla mostra Déco, con lo storico Pavilion de l’Esprit Nouveau, serve da diretta protesta contro le tendenze gratuitamente sontuose dell'Art Déco, e mostra l'estetica purista che avrebbe poi definito il design modernista per gli anni a venire. Ironicamente, i design di arredamento proto-moderno in acciaio tubolare e legno curvato degli anni '20 e '30 sono considerati Déco-eschi, più per la coincidenza temporale che per una condivisione di concetti. Un altro fatto ironico è che proprio a Le Corbusier viene a volte attribuita la coniazione del termine Art Déco dopo la sua pubblicazione di una serie di articoli critici riguardanti la mostra, intitolati 1925 Expo: Arts Déco.
Déco nel mondo
Tra gli anni '30 e i '40, lo stile Déco trova seguaci in tutto il mondo, dalle Americhe all'Europa orientale, e ancora in Australia e Giappone. Un esempio importante proveniente dalla Cecoslovacchia è Jindřich Halabala, i cui mobili incantevolmente sinuosi stanno rivivendo una nascita tra gli amanti del vintage di oggi. Lo stesso vale per i primi lavori dell'architetto-designer italiano Osvaldo Borsaniche, prima di lanciare la compagnia manifatturiera modernista Tecno negli anni '50, crea pezzi di arredamento sontuosi e decorativi su misura per l'azienda di suo padre Arredamenti Borsani Varedo. E pochi designer Déco sono oggi così richiesti come il designer irlandese Eileen Gray. La sua drammatica poltrona Dragon (1917-1919) è stata venduta da Christie's nel 2009 al prezzo record di £19.4 milioni, rendendola il pezzo di design messo all'asta più costoso del XX secolo.
Il Déco nell'architettura
Ispirato dai sensazionali padiglioni dell'Expo del 1925 e da motivi profondamente grafici, l'Art Déco comincia a trovare la sua espressione nell'architettura di molte città importanti in tutto il mondo, tra cui Melbourne, Miami, Havana, Rio de Janeiro, e Montevideo. La metro di Londra ospita numerosi esempi di architettura Art Déco, così come molti hotel della città, tra cui lo Strand Palace Hotel. Shanghai vanta oltre cinquanta edifici Art Déco, la maggior parte di cui sono stati disegnati dall'architetto ungherese Laszlo Hudec, e l'Indonesia possiede la più grande collezione restante degli edifici Art Déco degli anni '20. Ovviamente il più iconico esempio di architettura Art Déco è New York. L'Empire State Building, il Chrysler Building, e il Radio City Music Hall sono incredibili risultati dell'Art Déco, dove simmetrie classiche si uniscono magistralmente a quelle arti figurative ispirate alle macchine. Le facciate e i motivi dell'architettura Art Déco ritroveranno poi la loro strada in versioni più tarde di mobili e decorazioni Art Déco.
Lo Streamline Moderno degli Stati Uniti
Durante la seconda metà degli anni '30, negli Stati Uniti si sviluppa una nuova interpretazione dell'Art Déco, a cui ci si riferisce come Streamline Moderno o Streamline Déco. Questo stile impudente e ottimistico forma un contrappeso visivo rispetto ai tempi austeri dell'economia in cui fiorisce, e tutti gli oggetti di design, dall'arredamento e l'illuminazione alle aspirapolveri e radio, cominciano a fare eco alle forme dinamiche dell'industria turistica recentemente affermatasi: rivestimenti sontuosi color oceano, automobili prodotte in serie, potenti locomotive, aeroplani futuristici, e grandi dirigibili. Nei limiti dei materiali a disposizione nel periodo della Grande depressione, la prima generazione di famosi designer degli Stati Uniti - Walter Dorwin Teague, Raymond Loewy, Norman Bel Geddes, e altri ancora - rendono popolare questa versione spoglia ma comunque elegante dell'Art Déco, usando materiali più abbordabili come metallo, vetro, ceramica, e cemento. E il design dei set di Hollywood dell'era assicura che lo stile Déco rimanga fermamente associato con il glamour e con l'opulenza.
Non perderti la parte 2 di All That Jazz, perché la storia dell'Art Déco non finisce qui. Infatti sono gli anni '60 la decade più importante per l'affermazione della longeva eredità del Déco, grazie a numerosi romantici, hippie, e iconoclasti.
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Testo di
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Rachel Miller
Originaria della California, Rachel è a Berlino per un master in letteratura. Nei rari momenti in cui non scrive o legge, è alla ricerca della migliore birra artigianale della città. La sua passione per il viaggio ha ispirato grandi avventure - in giro per il mondo e nella sua cucina.
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Traduzione di
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Natalia di Giammarco
Nata e cresciuta a Roma, Natalia ha studiato lingue straniere a Roma e successivamente a Berlino. Sebbene la bellezza della sua città le manchi, l'eccentricità della capitale tedesca l'ha sempre incantata. Le sue passioni includono il cinema, la cucina, il teatro, i viaggi, e ovviamente la traduzione - ma le piace anche semplicemente crogiolarsi al sole per ore con un buon libro o con della buona musica.
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