A rectangular-shaped wall coat rack in walnut wood with six hooks (they are removable and they can be moved on the structure as preferred). Manufactured by Poltronova during the 1960s. n the 1960s, in a region such as Tuscany which produced literally nothing in the field of design, Poltronova had all the best on its team: not just Ettore Sottsass, who was its art director, but Gae Aulenti, Paolo Portoghesi, Giovanni Michelucci, Angelo Mangiarotti, the Archizoom and Superstudio groups, De Pas-D’Urbino-Lomazzi; not just the mentors, but also the leading exponents of New Design who were then called radicals… Moving away from Dino Gavina and the Danish aristocracy, who in the early ’60s created the first niche of top quality brands, right from the start Sergio Cammilli adopted a different, experimental method, bringing together the polycentric soul of Italian design and its contradictions and opposing trends. He was convinced –and today we see he was right– that this complexity was the very source of the unity and vitality of this extraordinary phenomenon. Cammilli immediately put together, in the same catalog, Archizoom’s anarchic works and Angelo Mangiarotti’s Cub8 (the first Italian “equipped wall”), the postmodern experiments by Paolo Portoghesi and Ettore Sottsass’s irreverent archetypes.
Appendiabiti da parete di forma rettangolare in legno di noce con sei ganci (sono rimovibili e possono essere spostati sulla struttura a piacimento). Prodotto da Poltronova negli anni Sessanta. egli anni '60, in una regione come la Toscana che non produceva letteralmente nulla nel campo del design, Poltronova aveva nel suo team tutti i migliori: non solo Ettore Sottsass, che ne era l'art director, ma Gae Aulenti, Paolo Portoghesi, Giovanni Michelucci, Angelo Mangiarotti, i gruppi Archizoom e Superstudio, De Pas-D'Urbino-Lomazzi; non solo i mentori, ma anche i maggiori esponenti del New Design che allora si chiamavano radicali.. Allontanandosi da Dino Gavina e dall'aristocrazia danese, che all'inizio degli anni '60 crearono la prima nicchia di marchi di alta qualità, Sergio Cammilli adottò fin dall'inizio un metodo diverso, sperimentale, mettendo insieme l'anima policentrica del design italiano e le sue contraddizioni e tendenze opposte. Era convinto - e oggi vediamo che aveva ragione - che questa complessità fosse la fonte stessa dell'unità e della vitalità di questo straordinario fenomeno. Cammilli mise subito insieme, nello stesso catalogo, le opere anarchiche di Archizoom e Cub8 di Angelo Mangiarotti (la prima "parete attrezzata" italiana), le sperimentazioni postmoderne di Paolo Portoghesi e gli archetipi irriverenti di Ettore Sottsass.
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