Bellissimo quadro a tecnica guache rappresentante una distinta giovane dama.
La nobildonna presenta una posa di rara eleganza, con una mano posata su di una fioriera e l’altra che tiene un ventaglio chiuso.
La grazia, l’epoca, lo stile e la qualità, tutto rimanda alla produzione di un grande artista di area fiamminga della seconda metà del secolo XIX: Alfred Émile Léopold Stevens a cui possiamo attribuire il dipinto.
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Il dipinto è corredato da una bellissima cornice in legno e pastiglia dorata all’oro zecchino coeva.
Alfred Émile Stevens nacque a Bruxelles, dove fu iniziato alla pittura da François-Joseph Navez, a sua volta allievo di Jacques-Louis David. Stevens fu soprattutto attivo a Parigi, dove si stabilì nel 1844. Iniziò la sua attività dipingendo quadri sulla vita miserabile delle infime classi sociali parigine, finché un suo quadro ("Ciò che viene chiamato vagabondaggio") attirò l'attenzione di Napoleone III che lo vide in occasione dell'Esposizione universale del 1855. Quell'opera spinse l'Imperatore a rivedere il modo con cui l'esercito arrestava i vagabondi, che andava certamente a beneficio dell'immagine dei soldati, ma non di quella dei vagabondi.
Per un certo tempo i suoi temi storici ed il suo gusto per il kitsch orientalista ne fecero un pittore accademico, ma, a partire dal 1860, Stevens cambiò radicalmente soggetti e raggiunse un enorme successo grazie a quadri di giovani donne vestite all'ultima moda, che posavano in eleganti ambienti interni. Le sue scene di interni borghesi lo avvicinarono alla pittura di Henri Gervex, e venne anche soprannominato il "Gerard Terborch" francese per la sua perizia nel riprodurre i dettagli e le stoffe sontuose.
L'Expo di Parigi del 1867 fu per lui un trionfo, anche perché ricevette per l'occasione la Legion d'Onore. Stevens si trovava a suo agio tanto alla corte di Napoleone III e nell'alta società, quanto negli ambienti artistici e "bohemiens" della capitale. Fu amico intimo di Édouard Manet - al quale presentò il mercante d'arte Paul Durand-Ruel - e della sua cerchia di conoscenze: da Edgar Degas a Berthe Morisot, a Charles Baudelaire. Ebbe anche una certa influenza su James Whistler, col quale condivise la passione per le stampe giapponesi.
Dipinse inoltre delle "marine" e dei paesaggi costieri, in uno stile però assai più libero, si direbbe quasi impressionista, prossimo a quello di Eugène Boudin o di Johan Barthold Jongkind.
Negli ultimi anni il suo stile somigliò molto a quello del suo contemporaneo John Singer Sargent. Nel 1886 Stevens pubblicò anche "Impressions sur la peinture", un libro che ebbe una considerevole diffusione, e nel 1900 fu il primo artista vivente a cui fu dedicata una mostra personale presso la "Scuola di Belle arti" di Parigi.
Smise di dipingere dopo il 1890, per ragioni di salute, e morì a Parigi nel 1906 all'età di 83 anni.
I suoi quadri sono stati molto popolari anche in America, dove la potente famiglia Vanderbilt ne acquistò diversi. La maggior parte di queste opere, però, rimase comunque in Francia o in Belgio.
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